CATANIA. Cosa sarà di tendenza quest’anno nell’arredamento? Quali forme e quali stili? Moderno minimal, classico stile Luigi, neoclassico, o cos’altro? «Nello stile classico si prediligono le forme semplici senza eccessi, mentre nel moderno lo stile minimal, tanto osannato dalle riviste d’arredamento, riveste un ruolo principale. Sono invece tempi duri per gli amanti dello stile impero o barocco, insomma del classico per antonomasia, vuoi per i prezzi proibitivi o per le piccole dimensioni degli appartamenti», spiega Claudia Dragna, interior design nell’azienda di famiglia a Catania.
Claudia, cosa cercano oggigiorno i clienti che mettono su casa?
«Innanzitutto il buongusto, la semplicità. Il cliente preferisce spendere sia tempo che denaro per arredare la cucina, che da un po’ di tempo a questa parte si è trasformata nell’ambiente più vissuto della casa. Sempre più aperta sul living, la cucina veste i panni dismessi del vecchio soggiorno trasformandosi in un punto di ritrovo per l’intera famiglia, nido di relazioni affettive: il marito guarda la tv seduto nella chaise lounge, i figli fanno i compiti al tavolo mentre la moglie cucina, ottima opportunità per trascorrere un po’ di tempo tutti insieme. I materiali di tendenza per lo stile moderno sono i laccati lucidi, un po’ tutte le tinte, dai colori primari ai toni pastello o materiali polimerici nei diversi colori. In più da quest’anno si usano molto le tinte della terra, come grigio roccia o pietra chiara, vanno molto anche i laccati a poro aperto, soprattutto il bianco. Di tendenza il noce nelle nuove versioni. Si usa ancora il rovere moro e qualche insaziabile del genere cerca ancora il ciliegio».
Ad arredare casa sono soprattutto giovani prossimi al matrimonio, single, o coppie che vogliono rinnovare l’arredamento portando un po’ di novità in casa?
«Abbiamo avuto negli ultimi anni un incremento considerevole di clienti single età media 35/45 anni che vanno a vivere da soli, la casa, quasi sempre ereditata dai nonni, la arredano in maniera funzionale ma comunque creativa, cercando di conciliare design ed economicità. I giovani prossimi al matrimonio sono i più facili da servire, hanno tanti sogni, poca esperienza e si lasciano completamente guidare dall’arredatore d’interni. I clienti più difficili da seguire sono invece la coppie già sposate che rifanno l’arredamento a distanza di anni, sono molto esigenti, sanno quello che vogliono e non vedono nell’arredatore una figura che dispensa consigli ma una persona che pensa solo all’estetica ostacolando i loro progetti di funzionalità. Categoria a parte sono i “single di ritorno”, ovvero i divorziati, che spesso tornano a casa dai genitori e ri-arredano la vecchia cameretta di quando erano ragazzi, sostituendo il classico letto singolo con uno da una piazza e mezza, oppure vanno a vivere in un monolocale arredandolo nello stile del film “Ragazzo di campagna” con Renato Pozzetto, ovvero hanno a disposizione solo 15 mq e devono farci stare dentro tutto!».
E a proposito della tipologia della abitazioni: sono più gli appartamenti o le ville?
«Senza dubbio arrediamo maggiormente appartamenti, 3/4 vani al massimo, con ampia zona giorno e due camere da letto. Non mancano i piccoli bilocali, più rari i monolocali. Le ville sono un discorso a parte, su più piani di solito, in periferia, e ci si può sbizzarrire nell’arredarle. Capita anche di arredare appartamenti d’epoca, dove è più difficile coniugare lo stile dei mobili con quello delle rifiniture della casa».
Che tipo di consulenza dà l’interior design?
«L’interior design aiuta nella scelta dello stile, assecondando i gusti e le esigenze della clientela, abbina i colori e aiuta il cliente nella disposizione ideale dei mobili e dei complementi di arredo. La tecnologia viene in soccorso di noi arredatori con le realizzazioni in 3D, l’ambiente viene ricreato con misure in scala, realizzato con la massima precisione, permettendo così al cliente di vedere la sua casa in miniatura».
Allora, sono questi i servizi che distinguono le piccole e medie imprese dalla grossa distribuzione?
«Anche. Il cliente in più diventa nostro “complice”,vede nel suo arredatore un punto di riferimento,e capita, non di rado, che una volta abbassate le saracinesche ci si fermi a fare due chiacchiere su argomenti che non hanno niente a che vedere con l’arredamento».
Maria Cristina Catania