mercoledì 11 maggio 2011

Emergenza povertà a Catania: i dati del Dossier Caritas

CATANIA. Cosa può risvegliare una città dal letargo affinché riprenda la partecipazione alla vita dei più sfortunati e stimoli interventi politici a sostegno di iniziative virtuose al servizio del territorio? La Caritas diocesana di Catania risponde con un dossier che fornisce i dati sulle principali emergenze sociali rilevate nel primo trimestre 2011. Dati che hanno il valore di misurare i nuovi accessi al mondo dei poveri che in ragione della loro “prima volta” sono più disperati e fragili. Esattamente ciò che sta accadendo alle famiglie seguite dal centro ascolto della Caritas, che tracimano sempre più verso il baratro della povertà con un incremento del 68% di presenze rispetto allo stesso trimestre del 2010.

La crisi lavorativa la causa di tutto soprattutto di uomini, tra i 40 e 65 anni. Perdita del lavoro, difficoltà a trovare un impiego, e quando c'è, a mantenerlo. Se, poi, l'età avanza diventa impossibile essere riassorbiti dal mercato del lavoro e chi tra loro riusciva a guadagnare qualcosa grazie al sommerso, non può più arrangiarsi perché anche questo settore è in crisi. Considerando i dati dell'Help center la realtà si aggrava ed il numero degli accessi giornalieri aumenta notevolmente. Le richieste maggiormente formulate sia da italiani che da stranieri riguardano i problemi occupazionali, abitativi e di povertà economica. Per quanto riguarda l’accoglienza notturna nel periodo gennaio/marzo sono state ospitate nei centri di prima accoglienza Caritas, 158 persone, di cui 75 uomini e 83 donne.

E i migranti? Catania, tra le città siciliane, occupa il secondo posto con ben 23.411 presenze di stranieri regolari e il più alto numero di occupati stranieri impiegati per lo più nel settore dell'agricoltura e ristorativo/alberghiero, provenienti da: Romania, Tunisia, Marocco, Sri Lanka e Albania. Ciò testimonia che la città etnea è riuscita a costruire delle forme di accoglienza e assistenza tali da garantire un minimo di inserimento sociale a questi individui svantaggiati. Nel settore della "salute mentale" si osserva che nei casi di madri in difficoltà, gli inserimenti in “casa-famiglia” sono tutti urgenti ed oggetto di Ordinanza del Tribunale dei Minori. Ciò rende ancora più problematica la eventuale richiesta d’aiuto, perché se per parlare d’aiuto si deve scomodare il Tribunale, molte donne e famiglie ne fanno a meno proprio per il timore che questo occhio indagatore scopra cose che le persone non sono ancora in grado di accettare o di consapevolizzare. Dipendenze, emergenze abitative, periferie e minori sono altri settori che necessitano di ulteriori interventi ai quali la Caritas cerca di dare risposte concrete ma l'impegno più grande deve essere una presa di coscienza collettiva che parta dal singolo cittadino attraversi amministratori e amministrati e arrivi a creare una reale prossimità e disponibilità al servizio affinché centinaia di persone ogni mese (266 gennaio/marzo 2011) non accedano più a percorsi di grave impoverimento.

Genny Mangiameli

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