mercoledì 11 maggio 2011

Grazia e Nhora, tra poesia e prosa alla ricerca della verità

CATANIA. Grazia Calanna e Nhora Caggegi sono due giovani scrittrici catanesi, che hanno descritto le loro emozioni rispettivamente l’una con una raccolta di poesie e l’altra con un romanzo in prosa: la ricerca della verità e la violenza del silenzio sono un binomio comune alle due opere.
Nel romanzo “Il silenzio del salice piangente” la scrittrice Nhora Caggegi tratta di un argomento di forte impatto sociale, l’ermafroditismo. Il romanzo nasce dal desiderio dell’autrice di far conoscere la vera storia di un amico, nella speranza di porre fine alle maldicenze dovute all’ignoranza della gente.
Il protagonista, infatti, sin da quando era piccolo si sentiva prigioniero di un corpo che non gli apparteneva fino a quando, in seguito a dei controlli clinici, scoprirà di possedere delle caratteristiche maschili non solo psicologiche, ma anche fisiche; così, successivamente a degli interventi medici, riconquisterà la sessualità che ha sempre sentito sua. Fondamentale, in questo percorso di conquista della propria identità sarà l’amore, sofferto ma sconfinato, verso una donna, tutt’oggi compagna di vita del protagonista.
Pur non essendo un romanzo autobiografico la scrittrice è riuscita, nell’arco di due anni, a spogliarsi di qualunque pregiudizio e a far sue le sofferenze, le paure e le emozioni di un’altra persona la quale, dopo essersi per molto tempo rifugiata nel silenzio (nel libro il protagonista trova quiete solo ai piedi di un salice), ha trovato il coraggio di gridare al mondo il suo dolore, la sua scomoda verità.
L’apporto della scrittrice è principalmente stilistico. Lo sforzo artistico è riscontrabile nell’adattare le proprie emozioni alla particolare situazione descritta. Tuttavia confessa che non potrà più scrivere una storia che non sente propria, perché per lei è troppo difficile: “Scrivere è un’arte. Tutti riusciamo a scrivere, ma sei uno scrittore solo quando riesci a trasmettere emozioni e sensazioni in chi legge la tua storia. Riuscire a trasmettere delle emozioni che non ti appartengono è una vera e propria sfida e io penso di averla vinta”.
L’approccio della Caggegi con il mondo della scrittura è avvenuto all’età di quattordici anni, con un libro di poesie. Il suo secondo lavoro è stato una raccolta di racconti brevi, ma il suo sogno è quello di fare critica cinematografica: “Scrivo per un piacere interiore, non ho nessun interesse economico”.
Diversamente dalla scrittrice, la giornalista Grazia Calanna si è avvicinata alla scrittura per curiosità: “Essere giornalista significa raccontare il mondo e per raccontarlo bisogna essere curiosi. Io però non mi ritengo una giornalista canonica, scrivo se mi emoziono. Ho un immenso amore per la scrittura”.
Le sue poesie, raccolte nel libro “Crono silente”, sono un grido contro i mali che affliggono la nostra epoca. Già nel titolo dell’opera si possono trovare le due parole-chiave fondamentali per comprendere la lirica della poetessa: da un lato “Crono”, il tempo, che logora e divora la vita dell’uomo, costringendolo ad una corsa sfrenata nell’intento di esaudire i propri sogni; dall’altro lato il “silenzio”, che può essere doloroso, ma anche complice.
L’autrice, osservando la realtà che la circonda e dando voce alle proprie emozioni, affronta diversi argomenti, dalla materialità dell’esistenza umana contemporanea al disagio dell’uomo, dall’ingiustizia alla morte.
Argomento ricorrente nel libro è la solitudine, una condizione che non appartiene realmente alla vita dell’autrice, ma a cui ella non può rinunciare durante il momento creativo: “Grazie alla comprensione che ho ricevuto da chi mi sta intorno, sono riuscita a portare avanti questo lavoro. Il disagio spesso lo percepisco intorno a me. Ho scritto una poesia che parla della condizione degli immigrati e l’ho scritta su un tovagliolo di carta, seduta al tavolino di un bar nella confusione e nell’indifferenza degli altri. La mia poetica nasce dal giornalismo, dalla necessità di guardarsi attorno”.
Come la Caggegi, anche la Calanna afferma di non voler più scrivere un libro di poesie: “La poesia è massacrante, se dovessi tornare indietro non riscriverei nemmeno questo libro. Raccontare e raccontarsi attraverso la poesia è qualcosa di molto personale che comporta uno sforzo enorme. Probabilmente potrei pensare di scrivere un romanzo. Un romanzo è tutt’altra cosa, ma un libro di poesie non lo rifarei”.
Infine, il rapporto di entrambe le donne con le case editrici è stato positivo. La Caggegi racconta di essere affiancata da una persona cara che la segue sin dal principio e che si occupa di tutto; mentre la Calanna precisa che “l’editore non ci fa un favore. Tutti abbiamo il diritto di scrivere ma non tutti abbiamo il diritto di pubblicare. Serve una persona che creda in noi e che apprezzi il nostro lavoro al punto d’essere disposta a investire del denaro. Io sono stata fortunata perché ho trovato questa persona”.


Simona Franceschino
Andrea Franceschino
Eveline Bevilacqua
Maria Leotta

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